Nasce a Bologna nel 1901. Di famiglia modesta, abbandona gli studi nel 1913 e inizia a lavorare come impiegato. Segretario Comunale delle leghe bracciantili a Medicina durante le agitazioni del biennio rosso; bordighiano, aderisce al Partito Comunista d’Italia dopo la scissione di Livorno e assume la Segreteria della Federazione bolognese.
In seguito all’incendio della sua abitazione per mano degli squadristi, nel 1922 si trasferisce a Roma, dove ricopre cariche di rilievo nel partito: addetto alla Segreteria centrale poi Segretario Nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Più volte arrestato e rilasciato dalla polizia fascista, nel 1926 è condannato in contumacia a un anno di reclusione per “incitamento all'odio di classe”, “vilipendio delle istituzioni” e “atti finalizzati al loro sovvertimento”. Entrato in clandestinità, nel 1927 emigra in Francia e, con Luigi Longo, coordina il centro estero della FGCI. Sostenitore della linea gramsciana emersa in al Congresso di Lione, rappresenta la Federazione all’Internazionale Comunista giovanile a Mosca.
Rientrato in Italia dopo la caduta del regime, è tra gli estensori dei piani di combattimento nella Resistenza bolognese. Il 21 aprile 1945, su mandato del Comitato di Liberazione Nazionale, entra a Palazzo d’Accursio e il 7 maggio ottiene la legittimazione alla carica di sindaco dagli Alleati.
Eletto all’Assemblea Costituente, è Deputato per il gruppo parlamentare comunista.
Lega la propria carriera politica alla sua città, di cui è sindaco fino al 1966. Anni caratterizzati da un costante dialogo con le forze cattoliche, interrotto solo dall’asprezza delle elezioni 1956, quando la Democrazia Cristiana gli oppone la candidatura di Giuseppe Dossetti.
Muore a Bologna nel 1974.