Nasce a Parma nel 1900. Avviato alla professione d’idraulico, nel 1921 entra nella Federazione Giovanile Comunista Italiana di cui diviene Segretario provinciale. Nell'agosto del 1922 prende parte, con gli Arditi del Popolo, alle barricate erette nel quartiere Oltretorrente di Parma contro l'assedio da parte delle squadre fasciste. Nel 1923 subisce il primo arresto, tre anni dopo il primo provvedimento di confino. Torna a Parma nel 1931 e riprende l’attività clandestina. Denunciato, subisce una seconda e una terza condanna al confino.
Rientrato in città, nel 1942 assume la carica di Segretario provinciale della Federazione comunista parmense. Due anni dopo è trasferito a dirigere la federazione comasca: arrestato dalla Brigata nera nel gennaio del 1945, è torturato e condannato a morte, ma scampa alla fucilazione. Fuggito in Svizzera, rientra nel comasco dopo la Liberazione, e in queste circostanze diviene uno dei principali attori nei fatti del cosiddetto “oro di Dongo”.
Eletto all'Assemblea Costituente per il Partito Comunista Italiano (PCI) è in breve travolto dalle conseguenze giudiziarie e mediatiche del processo sui fatti di fine guerra e ne diviene il principale imputato: accusato della sottrazione dei valori dell'autocolonna di Mussolini e dell'omicidio della partigiana Giuseppina Tuissi e dell'ex ausiliaria Anna Maria Bianchi. Nel 1949 un provvedimento di carcerazione preventiva lo tiene in prigione per cinque anni.
Nelle elezioni politiche del 1953 il PCI lo candida come capolista nella circoscrizione emiliana organizzando a suo favore un’energica campagna mediatica. Eletto alla Camera, la sua attività politica si conclude nel 1972.
Muore a Parma nel 1987.